Vigolo – Il ‘Trumbù’ del Venerdì santo

La sera del Venerdì Santo il suono primordiale dei corni in corteccia percorre le vie del paese

La sera del Venerdì Santo il suono primordiale dei corni in corteccia percorre le vie del paese

Sopravvive forse soltanto a Vigolo nella Bergamasca un’antichissima usanza, probabilmente derivata da riti pagani di propiziazione del nuovo ciclo dell’anno. Un rito che trova corrispondenze in altre zone d’Italia e perfino in diverse parti d’Europa, su fino all’Inghilterra.

La sera del Venerdì santo, quando le campane sono ‘legate’ per la Passione di Cristo in molti paesi si odono grì (raganelle) e suoni di ferraglia, chi dice per chiamare i fedeli, chi per scacciare le tenebre, il buio che, in chiesa, il venerdì anticipa il ritorno della luce.

A Vigolo, prima della cerimonia religiosa del Venerdì santo, sul sagrato della chiesa, si leva l’ululato dei ‘trumbù’, gli arcaici corni in corteccia, che poi accompagnano da lontano la processione, nascosti negli anfratti e sotto gli archi delle case, che divengono gigantesche casse di risonanza per dar forza al suono. Raccontano che un tempo tra i suonatori e i parroci non corresse buon sangue. Come in tutto l’arco dei secoli dell’era cristiana, i riti pagani agro-pastorali sono sopravvissuti nonostante i divieti della chiesa e delle istituzioni civili e così anche a Vigolo, nonostante gli ostracismi, questo suono primordiale si è perpetuato nel tempo, a salutare l’appuntamento astrale della rinascita della Natura, che anche la Pasqua cristiana ha fatto proprio nella simbologia della resurrezione di Cristo .

Il ‘trumbù’ di Vigolo è uno strumento pastorale sopravvissuto soltanto per questa specifica occasione. Un tempo in campagna era un sapere collettivo abbastanza comune. Diffuso in Africa presso i Pigmei come nelle steppe russe, veniva utilizzato per segnali e richiami. Era una specie di telefono da costruirsi in pochi minuti e usare all’occorrenza in caso di pericoli, incendi o avvistamenti di estranei, con un vero e proprio vocabolario sonoro. Ancora oggi in Romania e Ucraina i corni in legno – versione di corno più durevole della corteccia – hanno richiami specifici per le danze, le nozze, il rientro ecc.

I trumbù in corteccia sono pronti sul sagrato della chiesa di Vigolo.

Il corno in corteccia viene costruito a Vigolo da un gruppo di abitanti, guidati da Pietro Cadei, che raccolgono i polloni di castagno o sambuco una settimana prima. I giorni immediatamente precedenti il venerdì si ritrovano insieme a preparare gli strumenti: la corteccia viene incisa ad elica, scalzata dal legno e riavvolta a forma di lungo cono, fissato all’estremità da una molletta fatta da un rametto aperto a metà e conficcato nella corteccia terminale. Con un coltello poi si prepara il bocchino, tagliato in diagonale alla punta del cono. In quel foro le labbra, messe in vibrazione dalla pressione del fiato, generano la vibrazione che il corno amplifica meravigliosamente.

Della stessa cerimonia è rimasto un labile ricordo a Roncobello in val Brembana, come a Schilpario in Val di Scalve, dove Andrea Spada, collaboratore del Museo etnografico, ne costruisce ancora. Qui il filo del tempo si è spezzato, forse in attesa che qualcuno voglia riprendere questa millenaria tradizione…

Un filo invisibile lega invece Vigolo al paesino marittimo di Calice ligure, nell’immediato entroterra di Finale. Se a Vigolo, tra i corni in corteccia compare anche qualche corno in conchiglia, detto anche tritone, a Calice ligure lo stesso giorno i bambini si radunano al mattino e girano di casa in casa suonando i tritoni e altri oggetti chiassosi in una sorta di questua, un rito molto diffuso in tutto il periodo che va da gennaio a maggio, in cui il suono beneaugurante – sia esso rumore bruto o in forma dei canti del maggio – viene compensato dalla collettività con cibo e leccornie.

A Vigolo al gruppo di adulti si è aggiunto un manipolo allegro di ragazzini e la tradizione non mancherà così di avere un futuro.

Anche loro saranno tra i gruppi di suonatori di corno che si ritroveranno nella giornata del 19 giugno al ‘II Convegno internazionale di corni alpini’ presso l’Eremo di Bienno in Valcamonica. Là i suoni dei corni provenienti da nord e sud delle Alpi percorreranno tutta la valle.I partecipanti al primo convegno internazionale sui corni alpini. Berzo Inferiore, giugno 2015

Alcuni partecipanti al Primo convegno internazionale sui corni alpini. Berzo inferiore Valcamonica giugno 2015.

Corno in corteccia inglese

Corno in corteccia inglese

Giovanni Mocchi

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