Orsi di casa nostra

Si è molto parlato negli ultimi tempi dell’orsa Daniza, vuoi per l’aggressione di un turista in agosto, ma ancor più per la morte del plantigrado sopravvenuta dopo la “telenarcosi”, cioè l’anestesia sparatale per sedarla.

La vicenda mi ha fatto tornare alla mente l’orso JJ5 che tra il 2008 e il 2009 ha soggiornato sulle Orobie assaltando pollai e greggi tra le proteste degli allevatori e la curiosità della popolazione.

In una mia canzone dichiaro:

 Só stacc a Fòpol, Roncobèl, Caruna, ai Brans, ai lagh zemèi

insóma ‘ndo che l’gira adèss o l’orso “Geigèi”

(Sono stato a Foppolo, Roncobello, Carona, Branzi, ai laghi gemelli insomma dove gira adesso l’orso jj).

Il povero orso-come Daniza- è morto nei boschi del Trentino il 12 giugno 2012 per non aver retto l’anestesia.

 

L'orso JJ5

L’orso JJ5

Dalle nostre parti gli orsi sono itineranti almeno fino all’ultimo decennio dell’Ottocento, se è vero che l’ultimo venne abbattuto nel 1891 a Carona. Che  fosse non del tutto inconsueta la loro presenza lo prova  una licenza di caccia del 1825 pubblicata in facsimile dal Centro studi valle Imagna. “Si avverte il medesimo – si legge nel permesso rilasciato dall’Imperial Regio Delegato a Calegari Giacomo di Valnegra- che dal giorno 8 aprile sino a tutto il 19 luglio d’ogni anno è proibita qualunque sorta di Caccia, a riserva di quella dei Lupi, delle Volpi, degli Orsi e di simili specie di animali perniciosi”.

Gli orsi erano e rimangono animali avversati in particolare dagli allevatori per i danni che fanno…

Nell’immaginario collettivo era però il lupo il Babau per eccellenza. I motivi per gridare: “attenti al lupo” non erano immaginari, i bimbi venivano letteralmente sbranati, stando a quanto riferisce padre Donato Calvi (Bergamo, 1613-1678).

Padre Donato Calvi

Padre Donato Calvi

A proposito di orsi il Calvi annota un curioso episodio:

“Slegatosi un Orso, che tene­va per grandezza [per darsi importanza] il Governatore dell’armi legato a una porta della casa si po­se a correre infuriato per la Città, & entrato nella Chiesa de Carmini, in tempo che si cantava la Messa, pose tutti in confusione e spavento /fug­gito il medesimo Sacerdote dall’alta­re & i Frati dal choro, benché detto orso altro non facesse di male che amazzar un cane, & stracciar le vesti ad una donna che restò quasi nuda, con una morsicatura nel braccio. Accor­sero i vicini con l’armi, & nella mede­sima Chiesa l’uccisero, indi ripigliati i divini fagrificij, si profeguì  la Messa con ogni quiete”.

In conclusione a testimoniare l’eccezionalità delle loro apparizioni rimane il fatto che sono animali estranei alla cultura popolare di casa nostra, non compaiono né nei proverbi, né nelle filastrocche.

Sono stati gli americani a lanciare la cultura dell’orsacchiotto da coccolare… il teddy bear. Elvis cantava:

Oh Baby let me be, /Your lovin teddy bear /Put a chain around my neck,
And lead me anywhere / Oh let me be /Your teddy bear.

(Piccola fammi essere /il tuo tenero orsacchiotto / mettimi una catena attorno al collo e portami ovunque / o fammi essere  il tuo orsacchiotto).

Chiudo con una mia canzone venatoria suggeritami da una leggenda engadinese che vede -nell’originale- lo zio Pietro (barba Peder) alle prese col diavolo… Da buon bergamasco ho affidato a Gioppino il ruolo del finto stupido che inganna il principe dei furbi Belzebù..”ccà nisciuno è fesso“… Già ma ” l’è mia stüpet chèl bambo ché…”

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