L’estate sta finendo… veramente non ha mai fatto capolino; di certo le ferie sono prosciugate, ci si rituffa con rammarico nelle occupazioni di sempre, ma dice il saggio:
A fà ol poltrù no s’quista repütassiù
(a fare il poltrone non s’acquista reputazione).
Bisogna dunque fare di necessità virtù e inventarsi un po’di entusiasmo. Ma l’entusiasmo, come il coraggio, uno non se lo può dare… E allora… pòta!
Consoliamoci con l’esclamazione che a Bergamo aggiusta ogni situazione, come il sottoscritto ha avuto modo di dichiarare in musica:
A maiocà a maià a l’ maiòca
a l’è a laorà che lü a l’ barbòta
e alura, pòta, ciàmel bambo…
a l’ màia e l’ biv e l’ bala ol mambo
(se c’è da abbuffarsi è un campione / ma a lavorare borbotta / e allora, pòta, chiamalo stupido… / mangia, beve e balla il mambo).
La vita del Michelass mangià e biv e ‘ndà a spass (mangiare, bere e andare a spasso) rimane interessante come battuta iperbolica, da lasciare a quello sfaticato di Gioppino, poi i bergamaschi sanno onorare la loro nomea di gran lavoratori: tempo un amen e riprendono a girare a pieno regime.
Sono lavoratori proverbiali:
passano tutti i giorni di tutta una vita sotto il giogo del lavoro,
come i buoi pazienti,
e mai un lamento,
mai un gesto di ribellione.
Ha scritto Umberto Mazzoleni, poeta valdimagnino scomparso tragicamente nel 1975.
Il sottoscritto ha musicato i versi in questione, buon ascolto e fatevi sotto:
Lavorare è bello, bello faticar / prendete su il martello / e andate a lavorar” . Già…”andate!”… che io sto a guardare, in quanto beatamente in pensione alla faccia dei mari… anzi dei Monti…
I FORTI UOMINI DELLE MIE PARTI